Il suo sogno è stato realizzato. Jannik Sinner ha scritto una delle pagine più emozionanti della storia del tennis a Wimbledon, il torneo che guardava da ragazzino, e si è preso il quarto titolo Slam della sua carriera. In finale ha battuto Carlos Alcaraz, rivale che nelle ultime cinque sfide lo aveva sempre superato, le ultime due volte nella rocambolesca finale del Roland Garros e, nel torneo precedente, al Masters 1000 di Roma. Questa vittoria non è solo un trionfo sportivo ma anche la consacrazione di un campione assoluto, capace di unire talento, determinazione e una lucidità fuori dal comune.

Durante l’intera partita, giocata sul campo più famoso del mondo, l’altoatesino ha mostrato concentrazione e sangue freddo, ma anche quei piccoli gesti scaramantici che fanno parte della sua routine. Un video girato da uno spettatore e diventato virale mostra chiaramente Sinner mentre evita accuratamente di toccare le righe del campo con il piede sinistro, preferendo superarle con il destro. Un dettaglio che potrebbe sembrare irrilevante, ma che per lui rappresenta un rituale imprescindibile.
Lo stesso movimento è stato notato anche durante la semifinale contro Novak Djokovic. In un cambio campo, dopo un punto vinto, infatti, Sinner si è fermato, ha osservato la linea bianca davanti a sé e l’ha superata deliberatamente con il piede destro. Poi è tornato indietro, sempre attento a non calpestare le righe con l’altro piede.

%%RELATED_43396028%%

Piccoli gesti che, a detta di molti atleti, infondono sicurezza e contribuiscono a mantenere la concentrazione nei momenti più delicati. Tempo fa, intervistato da Supertennis, Sinner aveva spiegato: “Non sono particolarmente scaramantico, ma in campo passo sempre con il piede destro sopra le righe”. Un’abitudine che continua a rispettare, forse anche perché, dati i risultati, sembra davvero portargli fortuna.

%%RELATED_43410106%%

livello scaramanzia non calcolabile pic.twitter.com/qjrAqYufai
— sconnessa (@alexiuss11) July 16, 2025

sisma l'aquila

Terremoto l'Aquila, condanne da 2 a 4 anni per il crollo della Casa dello studente